da Antonello

Permettetemi di raccontarvi la mia storia travagliata. Non sono mai stato bene, fin dall’età di otto anni quando, insieme ai miei nonni materni, andai a trovare un’anziana signora. Ricordo perfettamente che uscito da quella casa, iniziai a stare male: episodi di vomito, apatia, stanchezza cronica, mancanza di entusiasmo e concentrazione. Ebbi poi un fortissimo calo

anemico che costrinse i miei genitori a ricoverarmi in ospedale: i medici dissero che non si spiegavano come potessi essere ancora in vita, dal momento che le analisi davano valori incompatibili con la vita stessa. Comunque poi uscii dall’ospedale, ma i miei travagli erano solo all’inizio. Smisi di andare a scuola, poi ripresi, provai poi sopra le mie forze a svolgere qualche lavoro (avevo sedici anni circa) ma il mio stato di salute, soprattutto psicologico, non mi permetteva di essere costante nei miei impegni e quindi puntualmente perdevo il lavoro trovato. Nel frattempo a casa, non comprendendo la situazione, mio papà cercava di scuotermi, usando però l’intimidazione e le offese: non voleva accettare e non vuole accettare questo stato di fatto, ma per me anche questo è un forte motivo di blocco e paura. Devo precisare che ho sempre lottato contro la mia condizione, mi sono sempre sforzato di superarla, ma la vita non mi ha aiutato. Poi, un giorno, mentre passeggiavo per le strade della mia cittadina, ho sentito come un fuoco entrarmi dentro e bruciare ogni energia vitale. Iniziarono da quel momento episodi di forte disidratazione tanto che dovevo reintegrare acqua, bevendone anche molti litri tutti insieme. Il mio corpo era come se sprigionasse acidi, tanto che consumavo lacerandole le lenzuola dove dormivo.

La mia vita si svolgeva e si svolge per lo più chiuso in casa, unico posto dove mi sento al sicuro. Ho tentato il suicidio anni fa, ingerendo un veleno agricolo e anche in quel caso i medici non si spiegarono la mia sopravvivenza. Caddi perfino in un burrone, mi cercarono due giorni e una notte, con gli elicotteri e quando mi ritrovarono non ricordavo nulla. Venni ricoverato in un ospedale psichiatrico, dove diagnosticarono schizofrenia anaffettiva, però sono farmaco resistente. Ora la mia vita si svolge tra la mia camera, qualche passeggiata che faccio a fatica dal momento che sento le gambe completamente bloccate e con forti dolori. Vivo ansie fortissime e attacchi di panico debilitanti. Periodicamente seguo una cura farmacologica che mi prescrive il mio psichiatra, ma senza risultati concreti. Nessuno conosce la mia vera condizione, poiché sembro non avere tutti questi impedimenti e mi sforzo di condurre una quotidianità al limite della normalità. La fede e la speranza non sono mai venute meno. È la stanchezza fisica di anni di sofferenze che sta avendo il sopravvento ed è per questo che ho riposto ogni mia speranza in Gesù Cristo. Aspetto una nuova nascita, un nuovo cammino. Ho bisogno di riprendere in mano la mia vita. Sono stanco e disperato. Vi ringrazio anticipatamente per aver letto la mia storia e aspetto fiducioso la mia salvezza. Vi prego soltanto, se è possibile, avere una risposta. Altrimenti il mio caso è disperato.